Nonostante i tanti, troppi, disagi, legati a spostamenti in taxi e disorganizzazioni varie, ho voluto fortemente visitare le piantagioni di cacao e canna da zucchero durante il mio viaggio nella Repubblica Dominicana. Queste rappresentano, insieme al turismo, le principali voci dello sviluppo economico locale, se di sviluppo possiamo parlare, forse dovrei dire del sostentamento economico di un paese con tanti problemi ed una profonda arretratezza, soprattutto fuori dai confini della capitale Santo Domingo, che molti approssimativamente confondono con lo stesso paese.
Una realtà che, la maggior parte dei turisti che si recano in Rep. Dominicana, per godere del bel mare e delle spiagge bianche, forse, non immaginano nemmeno. Si tratta di realtà piuttosto difficili da comprendere: piccoli villaggi composti da agglomerati di capanne che sorgono nascosti tra le alte piantagioni di canna da zucchero, dove gli abitanti vivono quasi come fantasmi e dove, inutile dirlo, mancano le più basilari condizioni igieniche.
A differenza delle piantagioni di canna da zucchero, di cui vi parlerò prossimamente, le piantagioni di cacao sono costituite da alberi che crescono più facilmente nelle zone collinari. In compagnia di un tassista ho raggiunto una località a circa un’ora di auto da Bayahibe, chiamata Rancho de la fruta, che altro non era che un grosso appezzamento di terreno con alberi di ogni tipo, proprietà di alcuni dominicani, nulla di turistico.
La parte più affascinante è stata vedere questi semi bianchi di cacao, estratti da strani frutti dalla forma allungata chiamati cabosse. Dall’interno possono uscire fino a 40 semi che vengono poi essiccati al sole, dentro cui si trova già cacao solido allo stato puro. Basta rompere la fava a forma di mandorla per assaporare il profumo del cioccolato. Dopo aver effettuato la raccolta, che di solito avviene 2 volte l’anno ma in periodi variabili, i frutti vengono messi a fermentare e, dopo due settimane di fermentazione, le fave vengono messe ad essiccare al sole su ripiani che le riparano dalla eventuale pioggia. I semi così ottenuti subiscono un ulteriore tostatura che ne accresce l’aroma ed infine si procederà alla raffinazione. Da questo punto in poi i semi di cacao sono pronti ad essere utilizzati per gli usi più vari: cacao in polvere, granella, burro di cacao, pasta di cacao, fino ad ottenere le tavolette che tanto ci piacciono.
Insomma per me, che amo il cioccolato, è stato davvero affascinante fare questo tuffo fino all’origine della pianta di cacao!








